Per molto tempo la balbuzie non è stata studiata approfonditamente dal punto di vista scientifico e veniva considerata semplicemente un’alterazione dell’eloquio, attribuita quasi esclusivamente a fattori psicologici e linguistici. Oggi invece possiamo definirla come un disordine multifattoriale e multidimensionale, determinato dall’interazione di fattori genetici, neurobiologici, sociali ed emozionali.
In Italia, su una popolazione di oltre 60 milioni di persone, circa 3 milioni hanno sperimentato la balbuzie per un certo periodo della loro vita e si stima che attualmente 700.000 ne soffrano. Tale disturbo può perdurare anche tutta la vita.
Questo elevato numero richiede trattamenti professionali erogati da professionisti competenti ed aggiornati dal punto di vista scientifico attraverso moderni trattamenti riabilitativi e di counseling, in modo da poter trattare il disturbo nel modo più efficace ed efficiente possibile.
(Ehud Yairi Ph. D. University of Illinois, Tel Aviv University 2015)
Incidenza:
La balbuzie può essere transitoria e interessa il 3/4% dei bambini, mentre nella sua forma cronica, destinata cioè a perdurare anche in età adulta la percentuale si riduce a circa all' 2%.della popolazione mondiale ed è equamente distribuita in tutti i Paesi del Mondo, senza distinzione di razza, lingua, cultura, ceto sociale.
Si manifesta di solito tra i 3 e i 6 anni di età, ma il massimo di incidenza è tra i 2 e i 4 anni, proprio nel periodo di massima evoluzione del linguaggio verbale.
La possibilità che un bambino balbetti aumenta da tre a cinque volte nel caso in cui uno dei genitori abbia balbettato o sia ancora balbuziente. Colpisce in misura decisamente maggiore i maschi rispetto alle femmine con una percentuale di 5,5:1